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In ricordo di Liliana de Curtis

(03/06/2022)

A cura di Pierluigi Fiorenza

Se i film sono la testimonianza artistica di Totò, Liliana de Curtis è stata l’ambasciatrice della profonda umanità del padre. Infatti, per quasi cinquant'anni, ne ha difeso la memoria, scritto libri, partecipato a convegni, intitolazioni di scuole e strade. Oggi anche Liliana lascia la scena terrena per ricongiungersi col padre in un mondo privo di guerre, malattie e brutture.
E per un totofilo conoscerne le figlia e diventarne amico è stata una grande emozione.
Liliana non solo scrisse una breve introduzione al mio libro “Carta, calamaio e penna ovvero i primi cent'anni di Totò” ma venne anche a Castellammare a presentarlo.
Indimenticabili i suoi occhi magnetici e profondi. Col suo carisma raccontava episodi della vita del padre facendoci restare a bocca aperta. Dal suo sguardo signorile percepivi la nobiltà d'animo, fatto di bontà, generosità e coraggio.
Quando ci incontrammo per la prima volta da vicino mi fu presentata dalla segretaria dell'associazione Antonio de Curtis come “la principessa Liliana”. Subito lei la corresse dicendo “ma quale principessa e principessa, sono Liliana e basta”.
Mi raccontava che ogni giorno parlava col padre. “Lui è sempre presente nella mia giornata. Gli parlo normalmente, gli pongo domande, gli chiedo spiegazioni. Ora è qui davanti a me e mi sorride, non col lenzuolo bianco, ma grazie a una bellissima foto di quando era giovane. Spiritualmente l’energia resta e io, a volte, la percepisco nell’aria. Addirittura posso sentire una carezza, una presenza, paragonabile a quella di una persona vicino che, magari, ha gli occhi chiusi. Poi devo dire che veramente mi dà tanta forza e soprattutto mi aiuta a risolvere i problemi”. Miracolo di un santo laico amato da tutti.
I modi di dire di Totò sono entrati nel linguaggio comune e a tanti anni dalla sua scomparsa terrena la gente parla come lui. Che effetto ti fa?
“E’ difficile che la gente usi il modo di parlare di un altro e francamente non ne ho memoria. Di grandissimi attori o scrittori, dopo la loro scomparsa e per un breve periodo, sono sopravvissute solo poche cose, invece la gente usa quotidianamente le sue parole. Mettendo da parte il discorso artistico, mio padre ha lasciato un notevole pezzo di umanità e incredibilmente continua a incidere sulle nuove generazioni il che, oserei dire, è un fenomeno paranormale. I suoi fan sono sicuramente diversi da quelli di Elvis Presley in quanto nelle lettere che gli scrivono si rivolgono a lui come a una persona di famiglia”.
Quindi è più che mai, è il santo laico venerato da tutti.
“Bravo. E’ il nume tutelare, l’angelo custode. Sopravvive grazie alla sua umanità e al rapporto che ha avuto con la gente. Oggi, purtroppo, tutti noi viviamo da soli, senza comunicare veramente.
E’ un po’ quello che è emerso nel libro intitolato “Totò veniamo noi con questa mia a dirvi”.
“Esatto. La gente gli racconta quello che non riesce a dire al padre o all’amico. Ciò accade perché ognuno di noi pensa a se stesso e non vede cosa gli succede intorno. Ad esempio anche la peggiore sciagura, come l’alluvione di Sarno, viene dimenticata in poco tempo a causa della mancanza di un reale rapporto umano. Invece le persone trovano in mio padre un uomo sincero, attento. In una trasmissione radiofonica, a cui ho recentemente partecipato, sono arrivate telefonate meravigliose. La gente ricorda le azioni che lui ha fatto e che nessuno farebbe. Un’anziana portiera ha raccontato che mio padre scese nel cuore della notte per salvare un gattino precipitato in un tombino. Oggi, se vediamo un cadavere per terra non ci muoviamo perché non ci interessiamo a quello che succede nel resto del mondo o nell’appartamento del vicino”.
Perché suo padre non amava mischiare Totò con Antonio de Curtis?
“Perché erano due persone molto diverse. Ci teneva a distinguere Antonio de Curtis, un signore perbene che teneva alla sua privacy con molta dignità e riserbo, dal pagliaccio, come diceva lui”.
Roberto De Simone ci ha dichiarato che Totò avrebbe potuto vincere il premio Nobel. E’ d’accordo?
“Penso che non gli avrebbero mai dato il premio Nobel, da lui meritato per mille motivi. I critici avrebbero potuto dargli il Leone d’oro alla memoria e invece l’hanno ignorato. Papà ha vinto il Nastro d’Argento con ‘Uccellacci e Uccellini’ solo perché era un film di Pasolini”.
Grazie carissima Liliana per avermi aperto le porte del pianeta Totò.






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